Ammettiamolo pure.
E’ stata una settimana davvero “ballerina” all’insegna della volatilità estrema…ai limiti dell’anomalo.
Vediamo di analizzare, per quanto possibile, le due questioni che hanno tenuto, ed ancora in parte tengono, i mercati, gli analisti, i gestori, ma soprattutto gli investitori con il fiato sospeso e con mille domande e tesi che circolavano ovunque (dal bar agli uffici a Piazza Affari).
Seguiamo gli indizi e le “impronte” per venire a capo di questo racconto.
La prima, la più evidente, la più celebrata dai mass media delle “impronte” è certamente quella greca.
Sono mesi che si va avanti con la questione dei debiti greci, del default, delle riforme impossibili, promesse e, quasi mai, mantenute.
Ultimamente però, un po’ per l’entità del debito, un po’ per il tempo che passa, abbiamo riscontrato una certa accelerazione o, come dicono i giornalisti bravi, un’escalation.
Il ping pong tra sì e no, le affermazioni prima di estrema fermezza, poi di apertura da parte degli attori (e delle comparse) di questa crisi hanno stuzzicato il nervo, sempre pronto a farsi trovare scoperto, dei mercati.
Nei primi due giorni della settimana appena trascorsa sembrava l’alba di una “nuova Leheman”, c’era chi parlava di nuova crisi che durerà mesi, catastrofi, cataclismi, cavallette e tempeste…
Invece da mercoledì abbiamo visto una netta inversione, i mercati hanno reagito, sulla base di semplici voci e rumors…e questo qui sotto è lo screenshot della Borsa di Milano fatto dal mio cellulare a borse chiuse…ma non hai sentito titoloni o allarmismo per l’euforia diffusa…
E’ proprio vero:
“fa più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce”
Un dato emerge prepotentemente da questa settimana: il vecchio adagio
“Sell in May and Go Away”
negli ultimi anni non ha più tanto motivo di essere ripetuto.
Se dessimo uno sguardo alle ultime 5 estati, vedremmo delle correzioni, avvenute per un motivo o per l’altro, che hanno segnato i mesi estivi dei vari indici.
C’è un motivo per queste correzioni.
I volumi delle contrattazioni sono inferiori rispetto al periodo invernale, e, quindi, con lo stesso capitale a disposizione si ha un’incidenza maggiore sull’indice (ovviamente parliamo di volumi enormi, non quelli del riparmiatore/investitore).
Cosa accadrà domani durante l’Eurogruppo?
Nessuno lo sa di preciso, ma, sentite anche le voci degli ultimi momenti, ci sarà l’ennesima apertura alla Grecia, alla rinegoziazione del suo debito se, e solo se, metteranno in piedi le riforme presentate che, per assurdo, sono più dure di quelle rifiutate con il celebre OXI di domenica scorsa…
Allora questo referendum a cosa è servito?
Secondo il mio parere solamente a dare una parvenza di orgoglio nazionale, a fare la conta di quanti erano con il piano e quanti….OXI.
Quindi questa questione potremmo, al momento, archiviarla.
Andiamo alla prossima…impronta…
E’ passata quasi sotto silenzio, in pochi, se non gli addetti ai lavori, l’hanno seguita.
In soldoni c’è (c’era) un calo diffuso sugli indici della Cina, si parla di bolla.
Questa affermazione secondo me è eccessiva.
Cosa dire, infatti, di un indice che nell’ultimo anno è cresciuto del 150%??? Anche l’operatore meno attento avrebbe dovuto capire che qualcosa di anomalo si stava muovendo.
Siamo tutti d’accordo che la Cina, uno dei motori dell’economia degli ultimi anni, sia cresciuta a ritmi esponenziali triplicando il suo PIL.
Prima era un paese EMERGENTE, ma ora è bello che EMERSO.
I ritmi di crescita hanno subito una flessione, a mio modo di vedere, perfettamente fisiologica; semmai il mondo ha sopravvalutato l’indice cinese pensando crescesse all’infinito e che fosse sostenuto da un PIL costantemente sopra il 7,5%.
Io credo che questo sia, molto più semplicemente, un consolidamento dei guadagni fatti nell’ultimo anno, tanto è vero che da quando il mondo ha puntato i fari sulla “bolla cinese” gli acquisti sono tornati a spingere gli indici verso l’alto intravedendo delle ottime opportunità.
Inoltre teniamo sott’occhio anche un altro dato: la popolazione che è in grado di spendere (ed ovviamente faccio un discorso in generale)
Un trentennio di crescita a ritmi molto sostenuti ha portato a distribuire ricchezza a tanti cittadini che ora vogliono acquistare beni ed oggetti presumibilmente, ed auspicabilmente legati all’italian style.
In sintesi
Tu fai un’altro lavoro rispetto al mio. Non puoi/vuoi/sai stare dietro a tutti questi movimenti, a queste variazioni anzi forse di alcune non hai sentito e non sentirai neppure parlarne: sapevi della Cina?
Quello che cerco di dirti, il messaggio che voglio passi è che “il fai da te è finito”.
Ci si deve affidare ad un professionista che faccia i tuoi interessi i tuoi progetti e segua la tua propensione al rischio per scegliere il miglior strumento per te e soprattutto DIVERSIFICHI
Il mio motto è sempre quello…
Beh come cantava Baglioni… “io sono qui…”
Ci leggiamo presto…